Chiunque abbia avuto o abbia un animale domestico, sa quanto sia importante l'affetto che ci dimostra ogni giorno e quanto questo legame speciale diventi essenziale al nostro benessere fisico ed emotivo.
Questo appagamento è tanto più importante se parliamo di bambini, anziani o persone con disabilità fisiche o psichiche.
Sin dall'antichità è diffusa la credenza che gli animali possano aiutare le persone malate, infatti greci ed egizi tenevano in gran considerazione i propri animali domestici.
I primi esperimenti di vere e proprie terapie, si hanno verso la fine del '700 in Inghilterra: lo psicologo William Tuke utilizzò l'interazione con gli animali per migliorare l'autocontrollo di pazienti affetti da malattie mentali.
In Germania nel 1867 il Bethel Hospital li utilizzava per supportare i degenti affetti da epilessia e dopo la Prima Guerra Mondiale il Ministro degli Interni statunitense incentivò l'utilizzo dei cani da compagnia per il recupero delle depressioni post traumatiche dei reduci.
La Croce Rossa USA poi utilizzò una terapia di reintegrazione sociale per i soldati tornati dalla Seconda Guerra Mondiale basata sul contatto con gli animali da fattoria.
Il termine pet-therapy vero e proprio però è stato coniato nel 1961 da Boris M. Levinson, uno psichiatra infantile che ipotizzava l'impiego degli animali da compagnia per la cura di malattie specifiche e per migliorare stati d'ansia e depressione.
In Italia oggi viene preferito il concetto di interventi assistiti con animali (IAA), per distinguere tra loro i differenti tipi di approccio clinico in base alla componente prevalente nel contatto: ludico-ricreativa (attività assistita con gli animali o AAA), educativa (educazione assistita con gli animali o EAA) o terapeutica (terapia assistita con gli animali o TAA).
Il rapporto che si crea tra animale-paziente è basato sulla fiducia, l'assenza di pregiudizi che solo questi animali sanno darci e un legame affettivo tale da aumentare l'autostima e migliorare, oltre che favorire, le relazioni sociali. Un animale provoca in noi stimoli positivi, incanala le energie migliori e, in casi clinici, permette di migliorare notevolmente l'accettazione di un disagio.
Il contatto con un cane stimola nei bambini, ad esempio, la curiosità, il senso di responsabilità nell'accudire un altro essere vivente e quindi la confidenza nelle proprie capacità: si tratta di un legame molto forte e che quindi dona sicurezza.
Per i più anziani, la presenza di un animale domestico, spesso un cane, è uno sprone all'attività, ad uscire ed interagire, oltre che stimolare attivamente alcuni parametri cognitivi, sensoriali e comportamentali.
Ovviamente le attività terapeutiche sono specifiche e comportano un supporto medico ben sviluppato a cui si associa la co-terapia con i pet come coadiuvante in ambito emotivo.
Le attività ludiche e di educazione hanno invece un obiettivo più ampio, spesso associato a coinvolgimeto di gruppo o di classe nel tentativo di favorire l'empatia e sviluppare alcune capacità.
Attività di pet therapy in classi con ragazzi affetti da disabilità, o anche semplicemente approcci volti ad una maggiore consapevolezza di sè, del mondo circostante e degli altri, sono ormai molto utilizzate nelle nostre scuole.
Gli effetti positivi sono, oltre che mentali, con la diminizione di stress, stati d'ansia o depressivi, anche fisici, con una migliore circolazione sanguigna, l'abbassamento del livello di colesterolo e in generale uno stato di benessere emotivo.
Gli ultimi studi hanno dimostrato come questo tipo di terapia emotiva possa aiutare profondamente nei casi di autismo fra i più giovani, e per i malati di Alzheimer, oltre che nei casi di disturbi dell'attenzione e dell'apprendimento, nevrosi, sclerosi e patologie psicotiche.
Il rapporto che si instaura con un animale, produce nel nostro organismo una dose maggiore di ossitocina, il cosidetto "ormone dell'amore", che ci porta ad essere più sereni, empatici e, di conseguenza, più felici.